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Più che un regime dietetico, si tratta di un vero e proprio stile di vita. In occasione della Giornata Mondiale del Veg, chiariremo i punti più dibattuti con un nutrizionista esperto di alimentazione vegetale.
Se ne parla sempre di più: la dieta vegana – regime alimentare che esclude totalmente i prodotti di origine animale – travalica i confini prettamente nutrizionali, ponendosi piuttosto come una filosofia di vita, con implicazioni etiche che riguardano anche gli ambiti del quotidiano, come ad esempio (per dirne una) la scelta delle fibre tessili da utilizzare nell’abbigliamento, onde evitare qualsiasi forma di crudeltà nei confronti degli esseri viventi e dell’ambiente. Non a caso, l’1 novembre si celebra la Giornata Mondiale del Veg, un’occasione per riflettere sulle scelte alimentari e sul loro impatto etico e ambientale.
Ma, come spesso capita, intorno all’argomento “veganesimo” aleggia un’ombra di sospetto da parte dei cosiddetti “onnivori”, quasi come se il mondo anziché dividersi in vegani e onnivori, si dividesse in vegani e anti-vegani. Ne abbiamo parlato con Paolo Bianchini, biologo nutrizionista, docente di Micoterapia Funzionale ed esperto di alimentazione vegetale: “Il veganesimo viene visto, a torto o a ragione a seconda di chi parla, come estremismo e gli estremismi spaventano sempre – ci ha spiegato – Quello che più spaventa è, però, secondo me molto diverso e attiene a qualcosa di intimo che è dentro di noi e a cui l’alimentazione riesce ad accedere facilmente, ossia la visione che abbiamo di noi stessi e di noi stessi nella società.
L’esclusione volontaria di tutti gli alimenti di origine animale e di quegli alimenti che li contengono fa a pugni con ciò che ci è stato insegnato dalla mamma sin dalla tenerissima età, con ciò che vediamo nelle pubblicità e che ci condiziona, con la paura di essere esclusi da certe dinamiche sociali (pensate al pranzo di lavoro con i colleghi, alle festività natalizie o alle festicciole dei bambini) e con ciò di cui ciascuno ha paura o disagio. Ad esempio, per alcuni può essere spaventevole il dover affannarsi a cercare ricette diverse per piatti della tradizione che adora e a cui non vuole dover rinunciare, o anche solo la fatica di reinventare il modo di rapportarsi con l’alimentazione in generale”.
Eppure, uno degli argomenti più dibattuti tra veg e anti-veg è certamente il fatto che un’alimentazione vegana debba necessariamente essere integrata con l’assunzione di vitamina B12, mentre quella onnivora non necessita integrazioni. Argomento che sembrerebbe a sfavore dell’assunzione esclusiva di alimenti vegetali. Si tratta di un’obiezione corretta? “Solo in parte lo è – risponde il Dott. Bianchini – Esistono depositi consistenti della vitamina B12 nel fegato, la cui consistenza e durata però sono suscettibili di una grande variabilità inter-individuale. Ci sono dunque persone che non andranno mai o quasi in carenza vitaminica e altre che dopo poco possono aver bisogno di un’integrazione consistente e prolungata. Occorre tuttavia sottolineare il fatto che gli ‘onnivori’ non sono immuni dalla carenza della vitamina.
Il suo metabolismo dipende infatti fortemente dalla funzionalità gastrica, in particolare dalla secrezione acida dello stomaco, troppo spesso zittita da farmaci estremamente diffusi e mal utilizzati. Ma non è una questione solo farmacologica. Anche l’assetto ormonale dell’individuo può portare a una ridotta secrezione acida gastrica da cui un minor assorbimento della vitamina B12, oltre che del ferro, della vitamina C e della digestione proteica. Tutte queste carenze nutrizionali derivanti dalla ridotta acidità gastrica si rivelano come anemia, anche megaloblastica (cioè con dimensione aumentata dei globuli rossi, segno tipico della carenza prolungata della vitamina B12)”.
Dunque, esistono davvero benefici dimostrabili derivanti dall’assunzione esclusiva di alimenti vegetali? Gli onnivori dovrebbero riconsiderare la propria dieta a favore di una scelta green e cruelty free senza temere ricadute negative o ripercussioni per la propria salute? “I benefici di un’alimentazione vegetale sono molteplici e importanti – chiarisce il nutrizionista – In tutti gli studi, emerge come la popolazione vegetariana-vegana abbia un rischio ridotto (perché non si azzera mai) di sviluppare le principali cause di mortalità e morbilità ai vertici in Occidente: malattie cardio-vascolari, tumori, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica, malattie intestinali infiammatorie croniche e neuro-degenerative. Questa riduzione ruota attorno all’elevato apporto di fibra e micronutrienti (vitamine e minerali) e fitonutrienti che caratterizzano esclusivamente gli alimenti di origine vegetale”.
No al “fai da te”, affidatevi a un esperto
A chi voglia approcciarsi a questo nuovo tipo di alimentazione, consigliamo in ogni caso di farsi guidare da figure competenti: è necessario conoscere ciò cui si va incontro scartando definitivamente molti dei cibi che assumiamo quotidianamente da sempre e occorrono consapevolezza e conoscenza per costruire un piano alimentare bilanciato e che risponda alle proprie esigenze: ecco perché è fondamentale affidarsi all’aiuto di uno specialista dell’alimentazione.